Io sono una penna. E sono diritta. Sono sempre nel posto sbagliato: per terra, in fondo a una borsa, in fondo a un cassetto. Non mi trovano mai.
Livio, quel signore che lavora al banco della salumeria, ha preso l’abitudine di infilarmi dietro l’orecchio. Buon’idea. In questo modo, lui pensa, sa dove trovarmi quando gli servo.
Il problema, accidenti, è che per come sono fatta non mi adatto bene a questa posizione: basta scuotere la testa che io cado.
Poi è arrivato un tipo; un progettista, dice. Ha guardato me, ha guardato Livio e poi ha disegnato una penna con una forma strana, fatta di un materiale morbido, che si è sistemata perfettamente dietro al suo orecchio, come fosse casa sua.
Gran bella trovata! La cosa giusta al posto giusto!
Ogni buon progetto è frutto di una attenta osservazione della realtà.
Utile ed appassionante è un’osservazione trasversale.
Da cui nascono soluzioni inedite ed interferenze interessanti, da riportare poi con rigore sui binari della progettualità.
Guardo le cose girando loro intorno, alla ricerca di punti di vista sempre nuovi.